Storia della citta' - Cosenza la città dei Bruzi

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Storia della citta'

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Storia della citta'


Da chi Cosenza sia stata fondata non si sa con certezza: il Barrio ne dà il vanto agli Enotri; Gregorio da Laude o Lauro la dice fondata verso il 3645 a. C. dagli schiavi dei Lucani che si affrancarono con le armi e qui venuti espugnarono la rocca, che poi divenne la Rocca Bruzia.

La sua topografia era un poco diversa dall'attuale;secondo il Manfredi ebbe un perimetro più esteso e più a settentrione lungo il Busento, che ad oriente e a mezzogiorno, quasi tutta sul Crati, come è oggi.
Anche essa, come Roma, è circondata da sette colli: Triglio, Mussano, Gramazio e Le Veneri sulla destra del Crati; Guarrassano, Torrevetere e Pancrazio sulla sinistra.


Secondo l'Andreotti l'antica Consentia, prese nome dagli Dei Consenti o dal consenso dei popoli circostanti che, dopo la guerra sociale del 1240 a.C. la riconobbero capitale della regione, e fu detta Caput Brutiorum essendo essa di grande potenza sia per il numero degli abitanti che raggiunsero la cifra di 120 mila, sia per il valore dei suoi cittadini
Le città che consentirono ad averla capitale e che oggi le fanno corona furono Ixio, oggi Carolei, Maemcina, oggi Mendicino, Pandosia, Bisidia, Uffugo, Arintka ed Argentano, oggi S.Marco, Tebe, oggi Luzzi


Fu occupata nel 330 a. C. da Alessandro di Epiro; nella II guerra punica parteggiò ora per i Romani, ora per Annibale, e fu sottomessa dai Romani nel 204 a.C.
Sotto Augusto (27 a.C.- 14 d.C.), fu importante tappa lungo la via Popilia e, pur essendo colonia, godette di alcuni diritti municipali. Dopo la caduta dell'Impero romano, (476 d.C.) Cosenza subì la sorte di tutte le altre città, che rimaste senza ordinamenti, non sapendo o non potendo vivere di vita propria, non avevano nè la forza di opporsi ai barbari, nè il senno di confederarsi con gli altri popoli vicini per fare argine all'invasore.

Nel 410 d.C. il feroce Alarico, con i suoi Goti dopo aver attraversato tutta l'Italia fino a Reggio, nel tornarsene, non sazio ancora di stragi e bottino, assediò Cosenza ma qui si ammalò e morì, e gli storici sono discordi se di febbri o di ferite.
August von Platen, il poeta tedesco che fu qui nel 1837, scrisse, proprio sul ponte che attraversa il Busento e che domina la sua pittoresca vallata, i suoi versi su Alarico, che il Carducci tradusse meravigliosamente. Secondo la leggenda il re Goto, vi fu seppellito con tutte le sue ricchezze accumulate nei tanti saccheggi.
Gli eruditi discutono ancora sul luogo preciso della sepoltura. Nel secolo scorso il Comune nel tentativo di individuare nella confluenza fra il Crati ed il Busento la tomba di Alarico, dopo alcuni giorni di scavi, rinunciò, perché sembra che all'epoca della morte del re ( 412 d.C. ), la confluenza dei due fiumi fosse sotto il piano dove attualmente insiste il complesso di S.Domenico.

Aspramente contesa tra Saraceni e Longobardi, la città fu distrutta e riedificata verso il 988, e nuovamente devastata agli inizi delll'XI secolo; gli abitanti si rifugiarono in gran parte sui colli vicini, dando così origine ai "Casali". Intorno alla prima metà dello stesso secolo, la Calabria era divenuta Ducato dei Normanni, e Cosenza la sua capitale; ma presto si ribellò al dominio del re Ruggiero il Guiscardo, e, sottoposta a lungo assedio, venne da questi espugnata. Con i suoi Crociati, condotti da Pietro l' Arcivescovo, concorse alla conquista del Santo Sepolcro.
L'Archidiocesi cittadina fu una delle più antiche sedi della regione (dal VI secolo d.C.) e la più importante, contando anche più di 130 parrocchie.

L'imperatore Federico II di Svevia ebbe cara la città, che divenne sede della Corte della Calabria, ed alla quale concesse diverse attenzioni, istituendovi, tra l'altro, una importante Fiera annuale ed assistendo alla consacrazione del ricostruito Duomo (1222), dove nel 1242 avrebbe trovato sepoltura lo sfortunato figlio Arrigo.
La città combattè aspramente il sopravveniente dominio Angioino, sostenuto dal clero: i Vespri Siciliani (1282) videro così Cosenza riprendere la sua lotta, mentre la rivolta si estendeva in tutta la valle del Crati: la città subiva, allora, alterne vicende nella lotta tra Angioini ed Aragonesi.
Da ricordare il saggio Principe Luigi III d'Angiò (1434), che aveva preso dimora, con la consorte Margherita di Savoia, nell'allora imponente Castello.

Durante il XVI secolo Cosenza conobbe un periodo di grande prosperità ed espansione, divenendo anche sede del Vicerè per tutta la Calabria.
La città combattè aspramente il sopravveniente dominio Angioino, sostenuto dal clero: i Vespri Siciliani (1282) videro così Cosenza riprendere la sua lotta, mentre la rivolta si estendeva in tutta la valle del Crati: la città subiva, allora, alterne vicende nella lotta tra Angioini ed Aragonesi
Da ricordare il saggio Principe Luigi III d'Angiò (1434), che aveva preso dimora, con la consorte Margherita di Savoia, nell'allora imponente Castello.

La città, occupata poi dagli Spagnuoli condotti dal Gran Capitano Consalvo di Cordova (1500), tentò una effimera sollevazione, essendo ormai tutto il reame divenuto possedimento del bisecolare Viceregno Spagnolo.
Nel 1539 la città ebbe l'alto onore di essere visitata da Carlo V, e i nobili ed il popolo l'accolsero con feste grandi. Nel sec. XVI, A. G. Parrasio vi fondò un'accademia, illustrata da B. Telesio, la quale ebbe largo influsso sulla cultura del Mezzogiorno.La Riforma, che aveva sottratto in Germania tante pecore all'ingorda lupa, trasse a se' anche molti Cosentini, onde il S. Ufficio - mentre il bieco e feroce Filippo II sedeva sul trono di Spagna - ordinò che col ferro e col fuoco si estirpasse l'eresia: si ebbe dunque anche a Cosenza la Inquisizione con tutti i suoi orrori.



Nel 1707 i Cosentini si liberarono degli spagnoli e accolsero festosamente i nuovi padroni: gli Austriaci. Intanto le nuove idee importate dalla Francia si facevano strada nell'animo dei Cosentini, ed essendosi proclamata a Napoli la Repubblica, la proclamarono anche essi, ma fu una Repubblica di soli 47 giorni.Infatti dopo una effimera resistenza, la città venne occupata dai "lazzari" del cardinale Ruffo.
Dal 1806 al 1815 il nome di Cosenza ricorre spesso nelle cronache meridionali per l'accanita, valorosa quanto impari, resistenza organizzata contro il predominio francese.




Nel 1860 il delirio fu sconfinato: ogni vecchio, ogni fanciullo prese un'arma per correre a Soveria ad ingrossare le file dei Garibaldini .

Il 27 agosto Garibaldi entrava a Cosenza, e nella giornata del 1° ottobre molti cosentini combatterono sul Volturno. valorosamente.
Il plebiscito, a conclusione della fulminea e travolgente epopea garibaldina attraverso tutta la Calabria, sanziona l'unione della regione al regno Sabaudo.
Largo tributo di sacrifici e vite umane avrebbe ancora dato Cosenza alle campagne coloniali, alla Grande Guerra del 1915-18, ed all'ultimo conflitto.


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